Routine

Le nostre attività in asilo nido a Verona

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Nel contesto delle attività dell’asilo nido, le routine assumono una grande valenza educativa, infatti, qualsiasi routine non deve solo soddisfare il bisogno immediato del bambino, ma considerare anche i suoi bisogni complessivi e, di conseguenza, mirare a fornire soddisfazioni in termini di attenzione, stimolazione tattile (contatto, holding), interazione visiva (contatto oculare), fisica e verbale, di affetto e di emozioni. 

In altre parole, non si tratta di cambiare il pannolino in un modo o nell’altro, ma di come si interagisce mentre si cambia il pannolino, intonando delle canzoncine, per esempio, 
o di stabilire un contatto fisico con il bambino, che può essere un abbraccio o un bacino sulla pancia.

In questo lavoro, i momenti dedicati agli scambi  di tipo educativo sono quindi un tutt'uno con i momenti abituali di cura e, più esattamente: l’entrata al nido, l’appello, i pasti (spuntino e pranzo), il cambio, il riposo e il ricongiungimento.
Coordinate pedagogiche

Entrare al nido

La separazione al nido si fa in tre: il bambino, la figura di riferimento familiare e l’educatrice. L’ingresso in questo nuovo mondo coincide con la prima entrata in una comunità e nei primi mesi i bambini tendono ad ammalarsi spesso e quindi a rimanere assenti di frequente. Il team che lavora al nido sa che ciò rientra nella normalità e cerca di rendere ogni momento superabile e meno difficoltoso possibile. 

“Prestare” ai bambini il proprio pensiero, attraverso parole che lo rassicurano, fare un lavoretto per la mamma o il papà con il piccolo o parlare con lui del genitore e della sofferenza, sono tutte azioni che l’educatrice è chiamata a fare, al fine di rendere il distacco il meno traumatico possibile e di creare una relazione unica e positiva con il bambino. Il pianto durante il momento dell'accoglienza è perciò previsto ed emotivamente sostenuto dalle educatrici, che hanno la priorità di consolarlo mediante anche l’utilizzo degli spazi e dei materiali a disposizione nella struttura.
La merenda con frutta
Mangiare al nido

Mangiare al nido

La pappa è una routine che svela ai bambini che mangiare non significa solo soddisfare un bisogno fisiologico, ma rappresenta anche un rito sociale comune. L’educatrice rassicura il piccolo, cerca di rendere il momento della pappa piacevole, gioioso e tranquillo. Ogni bambino possiede il proprio posto, il proprio piatto del colore assegnatogli. 

Il cibo è uguale per tutti i bambini, che possono decidere se accettare o meno, a seconda delle esigenze e dei loro tempi. L’educatrice, infine, presta attenzione ai tempi della masticazione, per rendere il mangiare un atto ritualizzato.
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La pulizia, il cambio al nido

Il corpo del bambino viene vissuto come l’“IO”, come ciò in cui si identifica, e il confine esterno è rappresentato dalla pelle. 

L’obiettivo delle azioni dell’educatrice nei momenti intimi del cambio del pannolino, del vestire e svestire, come lavare, asciugare, spalmare la crema è quello di aiutare il piccolo ad “abitare” positivamente il proprio corpo e viverlo come fonte di piacere. 

La delicatezza e la tranquillità, ma al tempo stesso la sicurezza dei gesti dell’adulto di riferimento al nido vogliono essere i cardini che muovono il momento trascorso nel bagno dei piccoli.

Dormire al nido

Lasciarsi cullare, accarezzare, ascoltare la voce calma e bassa dell’educatrice con un sottofondo di note dolci e rilassanti è una meravigliosa esperienza di benessere al nido. Il momento dedicato al riposo lascia spazio all’oggetto transizionale, che aiuta a consolare e a stare tranquilli. 

È l’educatrice che si prende cura in modo esclusivo di ogni bambino e gli sta accanto a seconda delle sue abitudini e bisogni.
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Il ricongiungimento

Ritrovarsi con la mamma, il papà, la nonna o chi viene a prendere il bambino al nido è un momento davvero denso di emozioni. I bambini vengono “preparati” all’incontro con la figura familiare, affinché l’impatto sia più graduale possibile. Può accadere che i bambini, specie quelli molto sensibili, abbiano un’indigestione emotiva” e non riescano a vivere con serenità quel momento. L’educatrice ha la prerogativa quindi, in tal caso, di aiutare il piccolo a ristabilirsi e a “volare tra le braccia” della figura familiare.In ogni circostanza s’intrecciano sensazioni, emozioni e conoscenze che hanno bisogno di attenzione e rispetto, affinché ogni bambino possa star bene, sentirsi al sicuro ed accettato per ciò che è.
In questo modo, in un clima sereno, in un contesto positivo, a misura di bambino, si vuole accompagnare con pazienza ed entusiasmo ogni singolo bambino al raggiungimento delle autonomie a cui egli può tendere,” aiutandolo a fare da solo”, laddove ciò è possibile, perché si sedimentino in lui la fiducia e la stima di sé, fondamentali per lo sviluppo armonico dell’identità.
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Orsetto
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